Depressione da Coronavirus?
- p. armenti
- 16 apr 2020
- Tempo di lettura: 2 min
L’emergenza Coronavirus ci ha costretti a stare a casa. Per alcuni questo ha rappresentato il momento per ritrovarsi con la famiglia, per rispolverare vecchi hobby abbandonati o, più semplicemente, per recuperare energie in vista di una nuova ripartenza.
Per altri, invece, questa sospensione dalla vita abituale, può avere effetti diversi. L’essere costretti a stare a casa e a condividere tutto il tempo con altre persone o al contrario, da soli, è una situazione del tutto nuova per ognuno di noi.
La notevole riduzione dei contatti sociali e fisici, il senso di costrizione all'interno di spazi limitati, la percezione dell’insicurezza rispetto al futuro, può accrescere in noi malesseri che prima riuscivamo a tenere a bada o forse può produrne di nuovi.
L’arrivo del virus e della sua diffusione ha irrotto traumaticamente, nel senso di inaspettato e di non conosciuto, nelle nostre vite. Assistiamo tutti, infatti, ad un radicale cambiamento del nostro stile di vita quotidiano: abbiamo dovuto archiviare il dogma moderno del fare più cose possibili, dell’essere multitasking, incontrando, invece, un nuovo dogma, quello del “non fare”, del fermarsi, del restare a casa.
L’interruzione del lavoro, di un corso di studio, o lo sconvolgimento di piani decisionali che si prevedeva di fare proprio in questi mesi, ci pongono davanti all'incertezza, e questo può produrre cambiamenti d’umore importanti durante una giornata, da stati depressivi o da apatia, cioè dalla mancanza totale di emozioni.
Passare quindi molto tempo con sé, ritrovandosi d’un tratto soli, spaesati, può produrre noia, frustrazione, senso di isolamento e tristezza. Specialmente in quelle persone che hanno maggiori difficoltà a gestire l’ansia, in cui questo stato può diventare disfunzionale.
Le sensazioni di noia o frustrazione possono altresì ripercuotersi sul proprio corpo, generando sintomi fisici come: disturbi del sonno (in particolare insonnia), difficoltà nella concentrazione e nella memoria, irritabilità, emicranie, dolori muscolari e disfunzioni legate all'alimentazione (es. abbuffate casalinghe) o problemi digestivi. Fino ad arrivare a provare sentimenti come la paura e il senso di vuoto, generando il bisogno che qualcuno si prenda cura di noi, che ci protegga e ci ascolti.
Esistono certamente delle indicazioni per rendere i periodi di isolamento più tollerabili e prevenire l’incombenza di queste sensazioni. Come ad esempio la ri-organizzazione della propria giornata: l’ora dedicata all'esercizio fisico, le norme igieniche da rispettare, la scansione temporale di ogni attività, video chiamate per tenersi in contatto con gli amici o parenti.
Ma non esiste un vademecum unico per far fronte a tali emozioni, proprio perché le nostre emozioni, seppur simili a quelle degli altri, sono soggettive, e ognuno fa fronte ad esse in modo diverso.
Per questo, uno dei modi più indicati forse per affrontare questo periodo, è quello di ritrovare uno spazio per sé che sia autentico, in cui poter parlare, sfogarsi ed essere supportati da uno ascolto che non sia giudicante ma qualificato, e rispondente ai reali bisogni.
Fare un primo passo verso sé stessi, vuol dire anche chiedere un aiuto da un professionista e, in questo periodo di emergenza, è possibile richiedere un colloquio anche su Skype. Contattami, io ci sono: qui il link
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